ROMA – Indagato il deputato Pdl Antonio Angelucci La Guardia di Finanza ha fatto scattare un maxi-sequestro di beni per un valore di 20 milioni di euro, riconducibili al parlamentare. In particolare, il deputato è al centro di un’inchiesta della procura di Roma sui contributi pubblici percepiti da «Editoriale Libero» e «Edizioni Riformiste», società editrici dei quotidiani Libero e Il Riformista. Il blitz, scattato la mattina del 27 giugno, è stato ordinato dal gip del tribunale di Roma, nell’ambito di un’indagine avviata due anni fa e coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dai pm Francesco Dall’Olio e Corrado Fasanelli: nel mirino dei pm i contributi per l’editoria «doppi», quindi illecitamente percepiti, negli anni in cui gli Angelucci (re della sanitaria privata romana, con 25 cliniche di proprietà) erano proprietaria dei due giornali.
TRUFFA E FALSO – I reati ipotizzati nei confronti del deputato Pdl sono falso e truffa aggravata. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, le due società hanno dichiarato di appartenere ad editori diversi per aggirare il divieto di richiedere contributi pubblici per più di una testata da parte dello stesso editore. Al centro di questa operazione, secondo gli inquirenti e investigatori, c’è Antonio Angelucci che, attraverso persone fisiche e società residenti all’estero, ha nascosto il controllo reale delle aziende editoriali. I contributi pubblici sarebbero stati percepiti indebitamente nel 2006 e nel 2007, mentre dal 2008 al 2011 sono stati bloccati in seguito all’indagine.
TRE INDAGATI – Assieme ad Angelucci, sono indagati per falso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, i rappresentanti legali delle sue società, Arnaldo Rossi e Roberto Crespi. In particolare, i finanzieri del Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria hanno sequestrato conti correnti e titoli per un valore equivalente ai contributi pubblici illegalmente percepiti in un biennio da due imprese editrici di Roma e Milano, per le note testate a tiratura nazionale. Sulla vicenda, su segnalazione della Guardia di Finanza, è tempestivamente intervenuta anche l’A.G.Com., l’Autoritá per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha multato per 100mila euro il noto imprenditore romano