ROMA – Dopo l’inchiesta sportiva, arriva il procedimento penale per Mario Macalli, da quindici anni presidente della Lega Pro (ex C1 e C2). La sua acquisizione seriale del marchio del club fallito Pergocrema e dei suoi satelliti – nell’ordine: Us Pergocrema 1932, Us Pergocrema, Us Pergolettese e Us Pergolettese 1932 (ex Pizzighettone) – è diventato oggetto di interesse di due procure, Roma e Firenze, che hanno ricevuto una denuncia da parte dell’ex presidente del Pergocrema, Sergio Briganti, negli scorsi giorni inibito per 40 mesi dalla Federcalcio proprio per il fallimento del club. Alla procura di Firenze finora è stato aperto solo un fascicolo mentre a Roma c’è già una contestazione nei confronti di Macalli: appropriazione indebita. E’ probabile che le due inchieste vengano riunificate. Ed è probabile che l’indagine penale scandaglierà a fondo i motivi del fallimento della società, decretato dal tribunale di Crema il 21 giugno 2012.La strana storia dei marchi del Pergocrema acquisiti da Mario Macalli, che della società fondata nel 1932 è stato presidente per 24 anni, ha casa a Ripalta Cremasca e studio a Crema città, è stata scoperta e resa pubblica dagli ultrà locali. Avrebbero voluto rilevare loro la società, la seconda di Crema, percorrendo la strada dell’azionariato popolare. Con quattro registrazioni al tribunale fallimentare, Macalli ha fermato ogni proposito popolare. Il Popolo cannibale, gli ultras appunto di Crema, fecero notare: “Perquale motivo nel gennaio 2011 Macalli ha sentito l’esigenza di registrare ben quattro marchi riconducibili al Pergocrema? Durante quel periodo la proprietà della società era di Manolo Bucci e nulla lasciava prevedere una fine drammatica”. Si avanzano, ecco, dubbi sulle modalità del fallimento del club. Ancora, “perché registrare tutti e quattro i marchi, in modo da precludere ogni forma di rifondazione da parte di terzi?”. E infine: “Come si può conciliare il ruolo di presidente della Lega Pro con quello di proprietario dei marchi riconducibili a un club iscritto a tale Lega?”.
(da Repubblica.it)