WASHINGTON – Sarà pure calcio d’estate, ma nel caldo umido del Robert Kennedy Stadium, l’arena del baseball della Capitale americana, Roma e Chelsea hanno dato la sensazione di giocare una partita vera: molto agonismo, marcature strette, tanto pressing soprattutto da parte del Chelsea, con Mourinho che, a 10 minuti dalla fine, con le squadre sull’1-1, si sbracciava chiedendo ai suoi di avanzare e allargarsi. Due squadre decise a chiudere bene la tournée americana alla fine della quale i due coach avevano detto di voler tirare le fila della preparazione. Ha vinto il Chelsea, ma la Roma ha tenuto bene il campo, battuta da un gol di Lukaku a 2′ dalla fine.
Un successo che, paradossalmente, imprime con ancora più forza il marchio di Rudi Garcia su questa partita. A parte la qualità del gioco dei giallorossi, che hanno certamente impegnato i blu di Mourinho più di Milan e Inter, il gol-partita è stato costruito con una discesa ubriacante e una penetrazione sulla linea di fondocampo da Hazard, giocatore scoperto e fatto crescere dal neoallenatore della Roma quando era al Lille, che con lui vinse il campionato francese. Il 2-1 finale può essere considerato giusto, anche perché il Chelsea ha avuto più occasioni (superbo Morgan De Sanctis tra i pali in un paio di circostanze) e perché il gol del vantaggio della Roma è stato un regalo degli inglesi: un passaggio indietro di un difensore smorzato male dal portiere Schwarzer, un australiano arrivato quest’anno al Chelsea dal Fulham, che l’ha mandato a sbattere sul palo. La palla è poi scivolata lungo la linea di porta dove Lamela, arrivando in scivolata, l’ha messa dentro.
Era il 20′ e la Roma stava recuperando dopo un primo quarto d’ora tutto di marca inglese. «Senza De Rossi e Pianjic, malati, avevamo poche soluzioni a centrocampo» ha spiegato alla fine Garcia, comunque soddisfatto della prestazione dei suoi, soprattutto nel resto del primo tempo, quando la squadra è venuta avanti con sicurezza, creando più di un’occasione. Soprattutto, una difesa ben registrata, col nuovo innesto Benatia sempre sicuro in ogni intervento. E Maicon che, sulla fascia destra, già ricorda molto da vicino quello dell’Inter del «triplete». Nelle partite precedenti l’allenatore aveva spiegato che il giocatore appena acquistato dal Manchester City è in ritardo di preparazione, ma ieri il terzino brasiliano è rimasto in campo 77 minuti, senza mai una pausa. Un po’ per la panchina «corta», un po’ per cominciare a tastare la tenuta della squadra, Garcia nel secondo tempo ha schierato gli stessi 11 uomini, mentre Mourinho ne ha cambiati quattro.
Squadra più fresca senza perdere nulla sul piano tecnico che, anzi, è migliorato, visto che Oscar non ha fatto rimpiangere un Torres un po’ fermo, mentre Lampard ha cominciato a scorrazzare per il centrocampo fino a quando non ha battuto De Sanctis con un tiro da lontano molto angolato. Alla distanza la Roma ha scontato la stanchezza. Solo nel finale l’allenatore ha avvicendato qualche giocatore (Borriello per Osvaldo il cambio più significativo). Il centravanti, appena convocato da Prandelli, si è mosso abbastanza bene dopo un periodo di inattività per polemiche e infortuni: sembra pronto per la partita «papale» della nazionale con l’Argentina.
(da corrieredellasera.it)