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BARCELLONA-APRILIA 5-0
BARCELLONA (4-1-4-1): Rojas Prat (1’st Sanchez Catalan), Gomez (1’st El Kabbou), Comas (1’st Marcos), Altimira, Rojas Castilla; Vadell; Sanchez Sendra, Molina (9’st Poveda), Lederman (9’st Martinez Ros), Dominguez (1’st Kabashi); Portas (1’st Ruiz). All. Silva Puig
APRILIA (4-3-2-1): Marelli (23’st Manasse), Longobardi (27’st Sciarra), Picchi (27’st Milanese), Mazzaroppi, Zanellato (27’st Trinca); Trincia (27’st Maciariello), Muccio, Carini (27’st Giurelli); Follo (13’st Massà), Sicari, Fusser. All. Marrone
ARBITRO: Frank Nanà
MARCATORI: 26’pt Portas, 12’st Sanchez Sendra, 24’st, 34’st Martinez, 28’st Ruiz
NOTE: Ammoniti: Portas, Picchi, Fusser. Tiri: 18-6. Angoli: 3-0. Fuorigioco: 3-0.
>> Marco Ferri
Otto reti fatte, nessuna subita ed un percorso che non sembra curarsi degli ostacoli. Eppure, per proseguire e garantirsi l’accesso tra le top four, la marcia del Barcellona è legata a doppio filo a quella dell’Inter. Ad oggi, infatti, Comas e compagni, pur a punteggio pieno e con la stessa differenza reti dei nerazzurri, hanno bucato il sacco meno volte rispetto agli avversari e sono obbligati ad aggiudicarsi lo scontro diretto in programma venerdì per strappare il pass per la semifinale.
A fare i conti con la fame (e la fama) dei catalani è stata stavolta l’Aprilia. Ai pontini, ben messi in campo da Marrone, va comunque dato merito di aver imbrigliato gli avversari concedendo loro pochissime chance nella prima mezz’ora, cedendo di schianto soltanto quando i limiti di una preparazione ancora in divenire sono emersi prepotentemente, esaltando il maggior tasso tecnico spagnolo.
Muccio francobollato a Vadell, il fulcro del gioco azulgrana, è la mossa che manda in tilt il meccanismo di Silva Puig in avvio. Il Barça gira palla rapidamente ma fatica a costruire occasioni, con Portas che sgomita tra i centrali biancocelesti senza mai vincere la battaglia. La fiammata arriva a cavallo tra il 25’ e il 26’, quando prima Lederman chiama all’intervento Manasse e poi proprio Portas, ricevuta palla nel cuore dell’area, trafigge il portiere col sinistro.
Nella ripresa, sospinta da una colorita rappresentanza di supporters al seguito, la banda di Puig riusciva a dilagare. Ad aprire le danze Sanchez Sendra al 12’, beneficiando dell’eccesso di altruismo di un Ruiz che, a tu per tu con Manasse, decideva di servire a centro area il compagno permettendogli di correggere la traiettoria a porta ormai sguarnita.
Al 24’ il primo sigillo di Martinez, lesto a girare alle spalle del neo-entrato Marelli un pallone vagante. Ormai alle corde, l’Aprilia, destinata a salutare anzitempo il torneo, finisce definitivamente al tappeto negli ultimi 10 minuti. Al 28’ è Ruiz a castigarla ancora, capitalizzando in estirada un suggerimento di El Kabbou dall’out sinistro. Sui titoli di coda arriva il ciak d’autore di Martinez: mancino dai 25 metri e sfera collocata nel sette opposto. Applausi. Per lui e per il futbol bailado dei canterani.
INTER-TOR TRE TESTE 4-0
INTER (4-4-2): Aglietti, Montecchio, Airaghi, Comina, Lunghi; Tagliabue (15’st Pennati), Battilana (25’st Gouem), Schirò, Gemmi (20’st Mastromonaco); Visim (1’st Patacchini), Merola (15’st Tchetchoua). A disp.: Spada, Mendoza. All. Mandelli
TOR TRE TESTE (4-2-3-1): Martina (1’st Lo Russo), Zlibut, Berluti (1’st D’Auria), Mafferi, Colacicchi (1’st Ciotti); Pasquali (6’st Guerrieri), Loi; Dioguardi, Gallegati (1’st Angeli), Madonna (1’st Lampis); Mantelli (6’st Fagioli). All. Leva
ARBITRO: Laudando
MARCATORI: 10’pt Visim, 14’pt, 25’pt Merola, 24’st Mastromonaco
NOTE: Tiri: 20-4. Angoli: 4-1. Fuorigioco: 4-0. Recupero: 2’st.
>> Marco Ferri
L’Inter compie appieno il proprio dovere, lima i difettucci fisiologici della prima uscita e lancia da lontano la sfida al Barcellona, avversaria in un’ultima sfida del girone da ‘dentro o fuori’. Grazie al poker calato a spese della Tor Tre Teste, i ragazzi di Mandelli ci arrivano con due risultati su tre a disposizione. Per accedere alle semifinale, infatti, ai nerazzurri basterà non perdere contro la quotatissima banda di Silva Puig.
Tanto Merola ma non solo. Per caricare la molla dell’uomo-gol, giunto a quota 5 realizzazioni in appena 140 minuti, il tecnico nerazzurro ha optato per uno scolastico 4-4-2, rinunciando in partenza a Tchetchoua e collocando Visim accanto al numero nove. Di contro la formazione romana non è riuscita a bissare l’ottima performance dell’esordio, uscendo troppo presto dal match e dando l’impressione di accontentarsi di limitare i danni.
Pronti, via e l’Inter si rende subito pericolosa in tre circostanze. Il protagonista assoluto è Visim che, dopo aver saggiato ben due volte i riflessi di Martina, castiga il portiere avversario con un destro a incrociare che rompe l’equilibrio al 10’. Scombinati i piani iniziali, i capitolini perdono la bussola e sbandano ancora tremendamente al 14’: Mafferi buca un intervento facile, Merola ne approfitta per involarsi a tu per tu con Martina e per toccare beffardamente il pallone, imprimendo una traiettoria che bacia la faccia interna del palo prima di spegnersi, lentamente, in fondo alla rete.
L’inarrestabile scalata del numero 9 verso la vetta della classifica riservata ai cannonieri si completa al 25’ quando, sul cross dalla sinistra di Gemmi, inventa una volée da centravanti di razza per inchiodare ancora il numero uno avversario.
Prima dell’intervallo la Tor Tre Teste costruisce l’occasione migliore per accorciare le distanze ma Mantelli, imbeccato da Loi, spara a salve contro il corpo di Aglietti già proteso in tuffo. Nella ripresa succede ben poco, con la morsa del caldo che presenta il conto e i due tecnici costretti ad attingere massicciamente dalle panchine alle loro spalle. La carta buona la pesca dal mazzo Mandelli, che manda sul rettangolo verde Mastromonaco e viene ripagato dal gioiello del numero 16, a segno con una traiettoria da applausi a dieci minuti dallo scadere.
ROMA-ANZIOLAVINIO 13-0
ROMA (4-3-3): Zamarion, Lijoi (6’st Falbo), Barbarossa, Di Giacomo, Spaltro (24’st Zitelli);, Filoia (31’st Valentino), D’Orazio (6’st Piscitelli), Pezzella; De Angelis, Mastromattei (12’st Ambrosecchio), Nesta (24’st Del Signore). A disp.: Pagliarini, Valentino. All. Mattei
ANZIOLAVINIO (4-4-1-1): Statello (1’st Tohukpin), Duvakov, Fenu, Arena (12’st Riccobelli), Doglia (1’st Torresan); Ruggeri (14’st Battiata), Di Magno (14’st Catania), Petrucelli (1’st Baratti), La Monaca; Alberici; De Gennaro (12’st Bilossa). All. Toselli
ARBITRO: Invidia
MARCATORI: 4’pt, 12’pt, 30’pt Pezzella, 31’pt, 9’st Mastromattei , 33’pt,37’st De Angelis, 7’st Filoia, 11’st Nesta, 28’st, 29’st, 38’st Ambrosecchio, 30’st Piscitelli,
NOTE: Ammoniti: De Angelis, La Monaca. Tiri: 33-6. Angoli: 3-1. Fuorigioco: 3-0. Recupero: 3’st.
>> Marco Ferri
Tredici gol, sei legni e tante recriminazioni. Avrebbe potuto e voluto fare di più la Roma che, al termine della sfida contro l’Anziolavinio, esce dal campo con la paura di poter rimanere tagliata fuori dai giochi per le semifinali, in un girone equilibrato ma con una cenerentola designata all’interno, in virtù della regola spietata della differenza reti.
Destinata a fare da sparring partner, come avvenuto all’esordio con l’Empoli, la formazione di Toselli assiste da spettatrice allo show di Pezzella nella prima frazione. Il numero 8 giallorosso, assente 48 ore prima contro lo Zenit, mette lo zampino in tutte e tre le marcature che aprono il tabellino. Al 4’ è un corner di D’Orazio dalla sinistra a propiziarne l’inserimento vincente all’altezza del primo palo; al 12’ la splendida azione personale viene coronata da un bolide dai 20 metri che si spegne all’incrocio dai pali, mentre al 30’ il remake dell’azione del vantaggio si conclude con una precisa incornata che lascia ancora di sale Statello.
Insoddisfatto della media-gol tenuta dai suoi, Mattei ordina di accelerare le operazioni e lo squadra lo ripaga nei 5’ che separano dall’intervallo, con un Mastromattei sugli scudi autore della bomba che vale il poker e di quella che si spegne sul palo, permettendo a capitan De Angelis di ribadire in rete il punto del 5-0 col quale si va al riposo.
I giallorossi, in tenuta bianca per l’occasione, ci prendono gusto con le soluzioni da “3 punti” e confermano il trend ad inizio ripresa quando Filoia, tagliato in due il campo per via centrale, esplode un gran sinistro che si insacca ancora una volta all’incrocio dei pali. Nel secondo tempo i gol arrivano a grappoli. Al 9’ Pezzella va per il poker personale, la traversa gli nega la gloria e Mastromattei realizza di testa il tap-in del settebello. Poi è la volta del nipote d’arte Nesta che, beneficiando dell’involontaria deviazione di La Monaca, fredda ancora il neo-entrato Tohukpin. Dopo i montanti scossi da De Angelis e dallo stesso Nesta, i lupacchiotti trovano, con Ambrosecchio, un uno-due che ha il potere di far sembrare possibile l’impresa di battere lo score dell’Empoli. Alla festa si iscrive anche Piscitelli, che delizia la platea con una sassata al culmine di un doppio passo a velocità supersonica. Raggiunta quota undici, i capitolini vedono le proprie speranze inibite dalla dea bendata, che respinge (sotto forma di traversa) i tentativi di Piscitelli e Del Signore e rende “meno nobili” le ultime due griffe sul match, di De Angelis e Ambrosecchio, che prenota così insieme a Pezzella il pallone con tutte le firme dei protagonisti della sfida.
ZENIT SAN PIETROBURGO-EMPOLI 1-0
ZENIT (4-1-4-1): Fattakhov, Smirnov, Chibisov, Molchan, Kuvaev; Shepelev; Tarasov, Bachinskiy, Kolchunov, Vlasov (13’st Maksimov); Kulev (16’st Zamuraev). A disp.: Kalichava, Ivankov, Tses, Fattakhov, Sergeev. All Tikhomirov
EMPOLI (4-3-3): De Carlo A., Zaccagnini (12’st Ferretti), Matteucci, Carlucci, Casanova; Perretta (26’st Viligiargi), Marconcini (18’st Noccioli), Canestrelli (1’st De Carlo N.); Petova (22’st Fogli), Matteoni, Apolloni (13’pt Martinelli). A disp.: Bozzi. All. Orsini
ARBITRO: Felici
MARCATORI: 30’pt Kulev
NOTE: Espulso al 12’pt De Carlo A. (E). Ammoniti: Petova, Shepelev, Matteoni. Angoli: 4-4. Tiri: 1-9. Recupero: 1’pt, 5’st.
>> Marco Ferri
Si infrangono contro la mano aperta di Fattakhov le speranze dell’Empoli di raddrizzare una partita nata sotto una cattiva stella e, con esse, anche quelle di accedere al turno successivo. A meno di miracoli assai improbabili, infatti, il prodigio dell’estremo difensore dello Zenit, che negava in pieno recupero a Viligiargi la gioia del gol con una punizione magistrale, ha condannato i toscani all’eliminazione, rilanciando fortemente le quote dei russi in chiave semifinale. Per accedervi automaticamente, senza badare al risultato del match tra l’Empoli e la Roma, i ragazzi di Tikhomirov dovranno battere con 14 reti di scarto l’Anziolavinio. Una missione difficile ma non impossibile.
La proposta serale è di altissimo livello. Filosofie lontane ma convergenti caratterizzano i dettami impartiti dai due tecnici. Si parte all’arma bianca, con ritmi elevati e senza timori reverenziali. Ne deriva la latitanza di emozioni, con concentrazione del gioco in un fazzoletto di 30 metri dal quale risulta pressoché impossibile uscire. Chi ci riesce per primo, dimostreranno i fatti, darà scacco matto all’avversario.
A farlo è lo Zenit. Lancio dalle retrovie, la difesa toscana non legge a dovere la palla scoperta e stende un tappeto rosso sotto ai piedi di Kulev, che ringrazia sentitamente e galoppa fino all’imbocco dell’area di rigore. Qui, ad attenderlo, c’è Andrea De Carlo, che sporca il tentativo di lob del numero 9, con la mano, al di fuori dei 16 metri di sua competenza. Felici non ha dubbi: chiara occasione da gol e doccia anticipata per il numero uno di Orsini, che decide di snaturare il tridente (fuori Apolloni) per fare spazio al secondo portiere, Martinelli.
Con oltre un’ora da giocare, per l’Empoli la montagna da scalare si fa decisamente più impervia alla mezz’ora quando, sugli sviluppi di un corner dalla sinistra, Vlasov vede il proprio tentativo infrangersi contro la traversa ma Kulev viene lasciato libero di realizzare il tap-in che consegna il vantaggio ai suoi.
Nonostante l’inferiorità numerica, i biancocelesti riescono a tenere il campo senza farsi schiacciare e, dopo l’intervallo, cercano la falla nel sistema sovietico. Per sgretolare il muro eretto davanti a Fattakhov, però, non basta la botta di Matteoni per la quale il numero 16 concede solo un tiro dalla bandierina. Da par loro, i russi rinunciano invece a cercare la via del raddoppio, affidandosi a qualche velleitaria conclusione di alleggerimento con Shepelev e Maksimov.
L’ultimo, disperato, assalto toscano non fa però i conti con i riflessi di Fattakhov, che prima si oppone in controtempo alla battuta di rara precisione di Viligiargi e poi, da terra, ha ancora la prontezza per far scudo, con il corpo, sul tentativo di tap-in a colpo sicuro di Matteoni. |
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