Domenica la Viterbese giocherà a porte chiuse. Così sentenzia il comunicato numero 44 della Figc regionale. I gialloblù, di scena al Rocchi alle 15.30 contro il Futbol Club, sono stati inseriti tra le gare «da disputare in assenza totale di pubblico».
Il motivo? Un banale quanto evitabile problema di firme. O meglio: mancano le autorizzazioni che certifichino la sicurezza delle tribune. Insomma, una questione burocratica. Che però ieri sera ha mandato su tutte le furie il patron Piero Camilli. Il quale, all’estero per motivi di lavoro, ha così commentato la notizia: «Questo è il segnale che a Viterbo non si può fare calcio – commenta con molta amarezza – non so a cosa pensi l’amministrazione comunale a Viterbo. Chi lo doveva fare questo certificato? Certo non lo dovevo fare io. Ho portato a Viterbo questa squadra, ci ho messo i soldi e poi questo è il ringraziamento che ho ricevuto dal Comune. Non ho la convenzione ancora in mano, abbiamo giocato la partita in notturna contro il Grosseto, non c’era la luce e ho dovuto pensarci io. Ora alla vigilia del nostro esordio allo stadio Enrico Rocchi manca questo certificato, cose da pazzi».
La questione potrebbe risolversi oggi. Appena Camilli senior ha appreso la notizia dal nostro quotidiano ha subito messo in moto lo staff dirigenziale. A partire dal figlio Vincenzo, il presidente della società, che cercherà questa mattina di mettere una pezza sulla faccenda, figlia di una sciatteria incredibile.
Manca questo benedetto certificato per la messa in sicurezza delle tribune, come detto, e qualcuno in Comune dovrà rispondere alle proteste della prima società di calcio del capoluogo.
C’è poi una questione legata alla piazza. Domenica scorsa per l’esordio della Viterbese in Eccellenza si sono presentati a Canino più di mille persone. Ciò significa che in città, ma anche fuori, sta salendo una febbre gialloblù legata al nuovo avvento dirigenziale.
(Fuoriarea Web)