La sconfitta sul campo del San Cesareo è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una situazione già difficile a Palestrina, con la compagine impegnata nel Girone H della Juniores Nazionale che ha raccolto sette punti in nove gare disputate fino a questo momento. E Davide Guida, che aveva preso l’incarico due giorni prima dell’inizio del campionato, prende la difficile decisione di lasciare la panchina. Andiamo a capire motivazioni e conseguenze di questa scelta.
Quali sono le cause del tuo abbandono? Quanto ha pesato la mancanza di risultati e quanto, invece, il momento difficile che sta attraversando la società?“Purtroppo non ci sono le condizioni ideali per lavorare in maniera professionale secondo gli accordi che erano stati presi al momento del mio insediamento nei primi di settembre. La mancanza di risultati non è il problema principale poiché al momento del mio arrivo sapevo che la situazione era molto difficile e che la squadra non aveva svolto neanche il ritiro pre-campionato, nonostante questo insieme al prof Diego di Marcantonio abbiamo impostato un programma di lavoro che ha portato il gruppo in questi due mesi e mezzo a crescere molto sotto l’aspetto tecnico tattico, atletico e probabilmente abbiamo raccolto molto meno rispetto a quello che meritavamo e che abbiamo dimostrato sul campo.
Il problema vero è che non aver potuto costruire la squadra e soprattutto avere una prima squadra in D molto giovane non crea quello “scalino” necessario che a mio modo di vedere deve esserci fra le due compagini che devono viaggiare in sinergia ma ognuno con il proprio gruppo e con i propri obiettivi, altrimenti accade che un calciatore si senta arrivato e degno di fare la Serie D già dopo un allenamento con la prima squadra.
La società è al corrente di questa mia analisi già da un paio di settimane visto che avevo consegnato una relazione bimestrale proprio lunedì scorso, alla squadra invece ho detto queste cose sabato nello spogliatoio di San Cesareo alla fine della gara motivando in questo modo le mie dimissioni, ci ho messo la faccia prendendomi le mie responsabilità come è giusto che sia.”
Dopo due annate esaltanti fra Albalonga ed Urbetevere hai qualche rimpianto da quest’inizio di stagione con la tua prima esperienza nei Nazionali che non è andata certo nel migliore dei modi?
“Rimpianti assolutamente no, ritengo di aver fatto al meglio il mio lavoro ma purtroppo subentrare in corsa comporta spesso rischi di questo genere e la vita dell’allenatore è questa. Probabilmente ho peccato d’inesperienza nell’accettare una situazione che avrei dovuto valutare in maniera più dettagliata invece di fidarmi di giudizi troppo affrettati poiché purtroppo la situazione reale era un’altra. Ma non fa nulla, se devo essere sincero ho imparato più in questi due mesi e mezzo di sconfitte e problemi che in due anni di vittorie, farò bagaglio di questa esperienza per il futuro, inoltre, spero che questo mio gesto possa dare ai ragazzi che lo vogliono veramente quella scossa che in questo momento è assolutamente necessaria.”
Pensi che la società o la squadra potrebbero fare qualcosa per farti cambiare idea?
“Ad onor del vero il direttore generale Proietti e il nuovo direttore sportivo Cascioli oltre a dimostrarmi la loro stima sotto l’aspetto lavorativo e tentare di convincermi fino a ieri sera hanno altresì compreso e soprattutto condiviso pienamente la mia analisi sulla situazione attuale, onestamente non ho mai trovato dirigenti di questo calibro che in un momento del genere fossero completamente d’accordo con un allenatore che consegnava le proprie dimissioni. Di questo li ringrazio sentitamente e auguro loro il meglio, lo stesso ho fatto con i ragazzi che mi hanno telefonato per valutare se c’erano i presupposti per un ripensamento, credo e mi auguro che quest’ episodio aiuti anche loro a crescere perché il calciatore o l’allenatore passa, l’ uomo resta.”
Immagino tu voglia fare dei ringraziamenti
“Ti ringrazio di questa domanda poiché mi sembra doveroso. Innanzitutto ringrazio il prof. Diego di Marcantonio, un professionista esemplare con cui condivido la stessa idea di calcio e con cui abbiamo svolto un lavoro di alta qualità seppur breve, mi auguro di poter lavorare con lui ancora. Ringrazio Damiano Mattogno, un ragazzo splendido che si è messo a completa disposizione facendomi da dirigente spesso senza neanche l’attrezzatura necessaria visto che non c’era nessuno disposto a farlo, spero che io sia riuscito ad insegnarli qualcosa sul campo come era sua intenzione. Un grazie va al DG Proietti, che mi ha voluto fortemente e che ha compreso, accettato e soprattutto condiviso i motivi di questo mio gesto, non è da tutti e infatti lui è uno dei migliori nel suo ruolo anche per l’aspetto umano che lo contraddistingue.”
A questo punto hai già qualche programma in ambito calcistico per il resto della stagione?
“Coglierò l’occasione per dare più tempo alla mia famiglia ma soprattutto continuerò , lavoro e tempo permettendo, a viaggiare per studiare ed aggiornarmi. Spesso chiusa una porta si apre un portone e sia nei momenti positivi che in quelli negativi io rammento sempre la frase che il bravissimo docente Attilio Sorbi ci disse il primo giorno del corso allenatori: ‘L’allenatore è un uomo solo con la valigia in mano’, è assolutamente vero”.
(calcionazionale.it)
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