ROMA – La denuncia che state per leggere porta la firma di Umberto Previti, 23 anni, portiere, ormai fuori dai giochi. Al portale tuttolegapro.com, il portiere classe ’90 racconta la sua triste vicenda e denuncia le angherie subite e le logiche vergognose a cui non si è piegato pur di trovare una squadra. E tuttavia – per amore della verità – questo sito e il suo direttore non può non ricordare che il sospetto che Previti, quando suo padre Cesare era il ras di Forza Italia nonché ministro della Difesa, giocasse proprio perché si chiamava Previti è assai consistente. Ricordiamo perfino una intercettazione telefonica in cui Big Cesare si lamentava con il presidente della Lazio Lotito e lo invitava a cacciare l’allenatore perché suo figlio non giocava.
Dunque bisognerebbe avere il quadro completo prima di giudicare le parole che leggerete qui sotto.
(e.pier.)
Umberto, svincolato dopo quattro stagioni tra i Pro (Cisco e Atletico Roma, Monza, Milazzo e Pavia nel curriculum). Come mai?
“C’è stato qualche ammiccamento quest’estate con diverse squadre. Il mercato, però, in varie realtà di Lega Pro funziona per sponsorizzazioni o giocando gratis. Su quest’ultimo caso penso alla mia esperienza a Milazzo, ancora aspetto i pagamenti della passata stagione. Riguardo le proposte giuntemi da 1^ e 2^ Divisione, ho rifiutato seccamente quando ho capito che erano tutte non per il Previti calciatore ma per il Previti “figlio di” (il padre Cesare è stato Senatore e Ministro della Difesa NdR). Una cosa che non accetto e per questo ho preferito non andare da nessuna parte. Mi cercavano per avere una mano fuori dal campo, guardando al mio nome. Ma io sono un calciatore, non gioco pagando. Fino ad ora ho conquistato tutto con i miei meriti, le mie capacità. E quando non sono sceso in campo, come a Monza e Pavia, è perché avevo davanti rispettivamente un mostro sacro come Castelli e un ottimo prospetto come Kovaksic, quest’anno tra i cadetti”.
A proposito di portieri, cosa pensi della categoria attualmente?
“In Lega Pro c’è stata un’invasione di ragazzini, l’esperienza tra i pali è diminuita fortemente. Gente come Castelli, per me il miglior portiere di Lega Pro, è sempre più merce rara. E fuori dal professionismo rimangono anche giovani forti, considerati vecchi perché over 23. Penso a Simone Santarelli, mio compagno alla Lazio, il migliore che io abbia mai visto, incredibilmente tagliato fuori”.
Sembri molto critico nei confronti della Lega Pro…
“Ci sono tanti ragazzi più bravi di me che non hanno avuto fortuna e sono a spasso a causa delle normative sull’età media e sugli under. Negli ultimi anni la categoria è peggiorata, perché l’aspetto sportivo è passato in secondo piano. Prima di tesserare un giocatore, adesso, si guarda la carta d’identità, non il curriculum. Una fregatura per il giovane che pensa di giocare per merito e invece viene abbandonato dalla società appena perso lo status di under, dopo essere stato sfruttato. Un metodo di selezione diffuso soprattutto quest’anno, dal momento che in 1^ Divisione sono state eliminate le retrocessioni.
Inoltre tanti italiani vengono accantonati per importare lo straniero di turno, magari meno forte ma capace di creare una plusvalenza alla società.
Il livello tecnico è sceso, per questo, anche nei campionati maggiori e in Nazionale. Fino a 7-8 anni fa si affermavano senza problemi calciatori dai 23 anni in su. Toni a quell’età giocava in Serie B, Marchetti e Grosso in Lega Pro. Ognuno ha uno sviluppo diverso. Non deve passare il messaggio che se a 20 anni non giochi in Serie A devi abbandonare il professionismo. Per questo nel calcio nostrano si moltiplicano i problemi”.
E adesso? Continuerai con il calcio o hai altri progetti in mente?
“Mi alleno con una squadra d’Eccellenza, in attesa di una chiamata. Fisicamente sto bene ma penso anche ad altro: entro due anni conto di laurearmi in Giurisprudenza. Col senno di poi avrei potuto rinunciare al calcio prima e mi sarei trovato avanti con gli studi. Il mio sogno è di poter tornare a giocare ma se non sarà così cercherò di rimanere nel mondo del pallone da avvocato. Ho solo 23 anni ma ne ho già viste di tutti i colori. L’esperienza, in questo caso, non mi manca.
Penso all’Atletico Roma: avevo un triennale e a luglio, senza alcun preavviso, la società è scomparsa dal giorno alla notte, lasciandoci in mezzo a una strada. Per non parlare di Milazzo: mi sono messo in mostra sul campo, avevo trovato la mia collocazione ideale, stavo bene e giocavo. Ma la tranquillità è finita presto per i fattori esterni che tutti ricordano. Ancora aspetto il pagamento delle diverse mensilità ma ho deciso di non andare incontro a chi mi ha fatto soffrire per cinque mesi”.
FONTE: tuttolegapro.com
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