Miracolo S.Cesareo, parla il ds Prosia: “Il gruppo l’arma vincente”

admincalciovero 11 Marzo 2014 0

di EMILIO PIERVINCENZI

ROMA – Il miracolo (e come chiamarlo altrimenti?) sta lassù, in cima alla classifica del

girone G di serie D. Ha cinque punti di vantaggio sulle inseguitrici, due

corazzate che si chiamano Lupa Roma e Terracina. E, come tutti i miracoli,

necessita di una spiegazione. Che chiediamo a uno degli artefici della

meravigliosa stagione del San Cesareo, 57 punti, miglior attacco con 65 reti, ma

soprattutto con un budget che è stato ridotto del 50 per cento rispetto alla

passata stagione quando la promozione tra i Pro svanì solo all’ultima giornata.

Daniele Prosia ha indossato solo quest’anno la casacca del ds, dopo aver vestito

per tanto tempo la maglia del calciatore. Lui ha fatto la squadra, ovviamente

insieme al tecnico Ferazzoli, rispettando le consegne economiche della società.
Dunque, direttore: è vero che quest’anno il San Cesareo ha speso la metà rispetto
alla stagione 2012-2013?
“E’verissimo, anche perché non sono io a dirlo ma il presidente. Risparmi indirizzati sulla rosa dei calciatori, mentre lo staff tecnico è stato irrobustito”.
E allora come si spiega il primato?
“Con un lavoro giornaliero capillare, con scelte mirate sugli uomini e sul loro

carattere piuttosto che sul curriculum tecnico, sulla serietà della società che

magari ti dà meno ma te lo dà, fino alla fine della stagione. I ragazzi si sono

fidati di me e del presidente, hanno sposato il progetto ed eccoci qua”.
San Cesareo è conosciuto come agglomerato industriale, poco come cittadina…
“E’ vero, ma ho la presunzione di pensare che ora, grazie ai nostri risultati,

non saremo più considerati solo come l’uscita di un casello autostradale”.
Poco pubblico, tuttavia…
“Beh, sì: 100-200 spettatori a partita. Ma contiamo in un sostanzioso incremento

da qui alla fine del campionato. Se i risultati continueranno ad arrivare”.
Grande gruppo, grande carattere, ma anche giocatori importanti.
“Non mi piace fare nomi, ma voglio solo ricordare che Giuseppe Siclari è un

attaccante in costante doppia cifra, che Gizzi ha giocato 10 anni fra B e C1, che

Manzini ha un campionato vinto con la Torres e trascorsi in C1, Foderaro è un

giocatore importante per la D, Galluzzo ha vinto 5 campionati, Campanella ha 4

anni di Lega Pro. E Giovanni Longobardi, tanta Lega Pro e il Catania in serie A.

E poi i giovani, alcuni dei quali dal rendimento sorprendente…
Qualche nome?
“Simone Olivieri, terzino destro 95, ex Roma e Berretti Aprilia; il portiere

Matera, che adesso non gioca da due partite, ma che –  ecco un altro segnale

importante – a fine partita si abbraccia il portiere che gli ha preso il posto”.
E poi il senso di appartenenza, se ho capito bene, la vera arma vincente.
“Proprio così. Si sentono tutti titolari, perché sono tutti titolari. Noi stiamo

loro vicino e loro lo sentono. Io ho giocato tanti anni e le posso dire che un

giocatore sente quando il gruppo è forte e rende di più. Certo, non crediamo di

aver sbagliato nessun giocatore quando abbiamo fatto la squadra”.
Le ambizioni di partenza erano diverse…
“Pensavamo a un campionato tranquillo, tutto qui, ma già all’inizio della

stagione abbiamo capito di avere in mano una fuoriserie e quindi abbiamo

cominciato a crederci così abbiamo alzato l’asticella”.
Quindi la vostra forza è anche la convinzione?
“La nostra forza è che noi sappiamo che il campionato l’abbiamo già vinto: stare

davanti a Lupa Roma e Terracina ci rende da un lato sereni e con la testa

sgombra, dall’altro ci fa pensare che possiamo farcela. Se vinciamo bene, se non

vinciamo bene lo stesso. Ma una cosa non ce la toglierà nessuno: il San Cesareo è

stato ancora una volta protagonista”.
L’ostacolo più arduo da superare per arrivare in fondo?
“Gli avversari, perché ora i punti valgono doppio per tutti, sia per chi vuole

arrivare primo, sia per chi vuole centrare i playoff, sia per chi non vuole retrocedere. Ci aspettano solo battaglie”.
Quali squadre vi hanno messo in difficoltà?
“Le sconfitte subite sono la risposta più ovvia, anche se con Lupa e Terracina non meritavamo di perdere. A queste aggiungo Budoni e Sora: entrambe ci hanno  reso assai dura la vita”.

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