ROMA – Vi ricordate dei nostri marò, vigliaccamente tenuti in ostaggio in India? E sapete se qualcuno nel governo sta ancora facendo qualcosa per riparare a questo orribile torto di giustizia internazionale che il nostro Paese sta subendo? E perché il nostro Paese, così decantato dai vari governi che si sono succeduti come l’ottava potenza industriale mondiale, membro della Nato, Paese fondatore della Ue, culla della storia e della civiltà, non è stato capace di fare l’unica cosa che avrebbe dovuto fare: riportare a casa i nostri marò? Qualcuno si ricorda della tragedia del Cermis, quando un aereo americano tranciò i fili della funivia causando la morte di decine di persone? Beh, quel pilota non venne trattenuto in Italia e processato in Italia, ma se ne tornò tranquillo negli Stati Uniti e fu quel paese a processarlo. Perché questo non è accaduto ai nostri fucilieri? E vi ricordate del soldato americano che sparò contro Calipari, uccidendolo? Forse venne processato da un tribunale italiano? Ma via, figuriamoci: se ne tornò bel bello negli Stati Uniti…
Tutto questo è accaduto e accade perché siamo un paese piccolo piccolo, che dal punto di vista della forza internazionale conta nulla. Ed ecco allora che tocca ai privati cittadini mostrare sensibilità e cuore, per cercare di impedire che il silenzio e l’indifferenza piombi su questo caso che costituisce una vergogna nazionale. Sono due anni che Latorre e Girone sono rinchiusi in India in attesa di un processo. L’iniziativa presa dal presidente del Montecelio Borussia, che milita nel campionato regionale di Eccellenza, vuole fare questo: smuovere le acque, coinvolgere il mondo del calcio dilettantistico e non solo, creare un movimento di opinione che coinvolga tutto lo sport nazionale. Per non dimenticare.
Ecco l’articolo che Il Tempo di Roma ha dedicato a questa storia, pubblicando la fotografia in prima pagina.
di PAOLO ZAPPITELLI
Una maglia per i marò. Per chiedere la loro liberazione dopo due anni e mezzo di prigionia in India. L’iniziativa è del Montecelio-Borussia, società calcistica laziale che gioca nel campionato di Eccellenza: per tutta la stagione – o almeno fino a quando i due fucilieri non torneranno a casa – la squadra giocherà con l’appello sulla maglia «Liberate i marò». L’idea è venuta al presidente, Emilio Piervincenzi, che a luglio ha inviato una lettera al Comitato regionale Lazio per chiedere il permesso di usare la scritta sulla muta dei giocatori. E il sì è arrivato pochi giorni fa.
«Bisogna impedire che il silenzio o peggio l’indifferenza ci faccia dimenticare quello che i nostri due ragazzi stanno subendo ormai da due anni – spiega il patron della squadra – Noi siamo i primi a farlo, ma mi auguro che anche altre società seguano le nostre orme e decidano di aderire a questa iniziativa in modo da dare vita a un movimento di solidarietà nazionale che sia protagonista, tutte le domeniche, sui campi del calcio dei dilettanti». «Noi – prosegue – con questa iniziativa speriamo di poter dare un piccolo contributo alla risoluzione della vicenda, che risale al 15 febbraio 2012, e impedire che il silenzio soffochi ogni sforzo volto ad ottenere il ritorno a casa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, ingiustamente detenuti in India ormai da oltre due anni».
È la prima volta che nel calcio viene organizzata – e autorizzata – un’iniziativa di questo tipo. In passato c’erano state richieste per far indossare ai giocatori un fiocco giallo a sostegno dei due militari. A giugno, nel pre-partita delle due finali play off Latina-Cesena, il presidente della serie B Andrea Abodi aveva dato il permesso per far indossare sulle maglie di alcuni giocatori e dello staff tecnico delle due squadre il simbolo. Permesso negato dalla Figc, invece, sempre a giugno, alla proposta che era stata lanciata dal Cocer, il Consiglio Centrale di Rappresentanza dell’esercito italiano, per farlo mettere sulle divise dei calciatori azzurri prima dei mondiali brasiliani. «Siamo solidali con quella che è una battaglia non solo del Cocer, ma del governo e di tutto il Paese – aveva spiegato la Federcalcio in una nota – Tuttavia, non possiamo mettere il fiocco giallo per i marò italiani trattenuti in India. La Fifa, della quale i regolamento sono noti, non ce lo consentirebbe. Diverso è il discorso inerente al Coni e ad altre discipline sportive».
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