Christian Giuffrida si racconta confidandosi con estrema sincerità ed onestà e dimostrando una dote molto rara: l’umiltà. Dal passato con il triennale in Serie B svizzera al presente che si chiama Nuova Santa Maria delle Mole passando per il re dei bomber Stefano Antonelli
a cura di VALERIO D’EPIFANIO
Buongiorno Christian, quest’anno hai deciso di sposare il progetto del Nuova Santa Maria delle Mole: che giudizio ti sei fatto dopo le prime 12 giornate di campionato? Cosa ne pensi del vostro primato in classifica?
Beh, sicuramente dopo le 12 giornate di campionato mi sono reso conto che per ora noi non siamo inferiori a nessuno. Detto questo il nostro obiettivo rimane la salvezza e perciò lavoriamo domenica dopo domenica per conquistare punti che ci portino prima possibile a quota 45 (ipotetica salvezza). Forse la nostra forza è proprio quella di essere concreti e coscienti che i punti sono come oro anche nel girone d’andata. Per quanto riguarda il nostro primato posso dire che è frutto di un gran lavoro settimanale che si fa grazie al mister Leone ed ad un grande preparatore atletico come Davide Trinca che nonostante la giovane età si sta dimostrando all’altezza della situazione. Senza dimenticare ovviamente un bellissimo gruppo del quale sono molto felice di far parte che si sta fondendo domenica dopo domenica: questo credo sia merito della società che ha saputo pesare gli uomini oltre che i giocatori in fase di mercato.
Hai giocato con tanti grandi attaccanti al tuo fianco: chi ti é rimasto particolarmente impresso e con chi ti sei trovato meglio?
Beh, se si parla di attaccanti posso dire che sono stato fortunato a giocare al fianco di tanti bravi giocatori ma se parliamo di bomber qui senza offesa per nessuno posso sicuramente affermare che ho avuto la fortuna di giocare con il re dei Bomber: un certo Stefano Antonelli. Con lui avevo un feeling pazzesco, io correvo dappertutto e poi la davo a lui che ci pensava in qualche modo: devo ammettere che il gioco era troppo facile (ride, ndr).
Spesso in Eccellenza ci sono giocatori che in passato sono stati vicini ad arrivare al grande calcio: secondo te cosa ti é mancato? Quali sono i tuoi pregi e difetti calcistici?
Io penso che il calcio regala ad ognuno di noi quello che si merita. Io anche posso raccontare di operazioni in momenti decisivi, episodi sfortunati o nei quali sono stato fregato per leggi che un diciottenne non può sapere. Basta pensare che avevo un triennale in serie B svizzera che si è sciolto magicamente da un giorno all’altro come se niente fosse senza che io ci potessi fare nulla ma solo perché mi ero affidato ad una persona che non ha curato i miei interessi. Alla fine però se gioco in Eccellenza e Serie D è perché io sono un giocatore che merita queste categorie: sono felice di questo, sto bene e sinceramente penso questo anche di tutte le altre persone che giocano come me in queste categorie. E’ troppo facile nascondersi dietro frasi come “io non avevo la testa” o “io ero matto” perché un calciatore non si giudica solo dalla tecnica ma a 360 gradi e il calcio per il 98% dei casi è meritocratico. Quindi per arrivare al calcio che conta non mi è mancato nulla. Il mio pregio e il mio difetto è la generosità in campo: questa è una cosa che un attaccante vero non dovrebbe avere ma che qualunque mister apprezza.
Chiudiamo con un pronostico: chi pensi possa vincere il campionato d’Eccellenza nel girone A e nel girone B? Fai due nomi secchi…
E’ difficile dato l’andamento altalenante del campionato. Se devo sbilanciarmi però dico Morolo nel girone B e Rieti nel girone A. Attenzione però, ci potrebbero essere anche delle sorprese.