ROMA – Quando la bara bianca, portata a spalla dai suoi compagni di squadra, si ferma sul sagrato sulle note di “Roma Roma” di Venditti gli amici non ce la fanno proprio ad essere forti nel trattenere i singhiozzi come si sforza di fare il papà. Un lungo applauso ha accompagnato ieri l’ingresso della salma di Valerio Stella nella chiesa San Filippo Neri a Garbatella, morto a quindici anni giovedì scorso per una grave malformazione cardiaca, dopo un malore accusato nel corso dell’amichevole tra lo Sporting Città di Fiumicino, dove militava, e gli Allievi regionali della Lazio.Insieme alla commozione del suo quartiere che gli ha dedicato il mega striscione: «Un grande campione non lascerà i nostri cuori». La madre, livida in volto, riesce solo a fissare il sacerdote che recita l’omelia: «Lui non è morto. Siamo extraterrestri, qui solo di passaggio». «Ci ha lasciato gentilezza e passione», dice ancora il sacerdote con alle spalle il maxischermo in cui scorrono le immagini della promessa del calcio. Un grande amore per Capitan Totti e uno ancora più smisurato per la Roma. Volano i palloncini bianchi. Lassù c’è un nuovo cuore giallorosso che continua a battere con slancio.
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