di EMILIO PIERVINCENZI
Le coincidenze non sono da sottovalutare. Ieri, 14 luglio, la Francia festeggiava la ricorrenza della presa della Bastiglia e dunque l’inizio della Rivoluzione. Pierre Augustin Hulin prese la guida degli insorti gridando: «Amici, siete buoni cittadini? Sì lo siete! Allora marciamo verso la Bastiglia”. E così fu.
Mi è sovvenuto alla mente tutto questo quando ieri sera, il presidente Rosato annunciava “vobis gaudium magnum” che la Lupa Castelli Romani aveva trovato i soldi, che la fidejussione era stava versata, che insomma il branco dei Lupi si era regolarmente iscritta al campionato nazionale di Lega Pro. Proprio nelle stesse ore, Venezia e Varese, club assai più blasonati e sicuramente più antichi, gettavano invece la spugna.
La vittoria, insomma, è arrivata all’ultimo secondo, proprio come le vittorie più belle. Confesso che non ci credevo. Un presidente, artefice del successo prima in Eccellenza poi in serie D, colpito da mandato di cattura; una squadra senza un campo dove disputare la Lega Pro; una prima liason con la famiglia Fedeli per trovare i fondi necessari all’iscrizione andata per le lunghe e finita male (non poteva essere diversamente: i Fedeli sono abituati a comandare quando entrano in un affare e il presidente Rosato non voleva fare la fine di Tsypras), il tempo che passava e la finestra che si stringeva… Insomma, dopo i trionfi tutto stava per crollare. Come la Bastiglia. Difficile crederci. Impossibile, per chi vi scrive.
E invece Rosato non ha mollato. Tessendo la sua trama con pazienza e intelligenza, consapevole che senza un “cavaliere bianco” non avrebbe mai potuto salvare il Miracolo Lupa, ci ha creduto fino all’ultimo. Nelle sue dichiarazioni post annuncio, ha definito il team manageriale che ha consentito il miracolo. Dentro c’è Amelia, il portierone del Milan e della Nazionale che è di Rocca Priora e un industriale di cui non ha voluto fare il nome. Niente Fedeli, che se doveva pagare il cammello voleva avere anche il diritto di scorrazzarci da solo. Ma comunque c’è Rieti, perché lo stadio “Manlio Scopigno” diventerà la casa dei giallorossi tra i prof. E questo suona anche come uno smacco per i proprietari dei supermercati Elite, che si ritrovano in casa, ma tra i Pro, i Lupi di Rosato.
E’ insomma una bella storia di sport, di calcio per l’esattezza. Fra tante società che scompaiono, perché i costi sono francamente insostenibili – circa 500 mila euro solo per iscriversi! – ed è a questo che dovrebbero pensare l’associazione calciatori e la lega calcio, visto che di questo passo resterà un solo campionato fra i pro, quello di serie A – eccone una piccola piccola che si affaccia al palcoscenico. Diamo atto a Rosato e ai suoi collaboratori di questo miracolo, ad Amelia e all’imprenditore misterioso di averci creduto e di essersi messi le mani in tasca. Chi scrive prende atto che anche nel calcio, quindi, i miracoli esistono se vi sono gli uomini che credono ai miracoli, Rosato ci ha creduto. Ora “Uber alles”, bisogna fare la squadra e organizzare la società. Un pressante invito ai calciatori che Rosato e Amelia vorranno ingaggiare o confermare: cercate di moderare le vostre richieste, perché tra i Pro ogni stipendio va moltiplicato per due, causa tasse e contributi previdenziali. Non siate avidi, e la società si muova con moderazione: l’esempio di Venezia e Varese sta lì a dimostrare che un sogno può diventare incubo in un battibaleno, anche all’ultimo secondo.
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