di Giorgio Marota (Corsport)
ROMA
Aimone Calì questo treno non poteva perderlo. Ci è salito carico di
speranze in un caldo
pomeriggio di inizio luglio, ricordando a se stesso che i sacrifici, alla lunga, pagano sempre.
Punta verso nord. Direzione: Bergamo. Obiettivo: la Serie A. Una
categoria distante anni luce se il
punto di partenza è il campionato
di Eccellenza, eppure “familiare”
per un ragazzo che l’aveva sfiorata dopo gli exploit nei settori
giovanili di Roma e Lazio. Il centravanti classe ’97 ieri ha incontrato il responsabile dell’area tecnica dell’Atalanta Giovanni Sartori per mettere la sua firma sul
contratto che lo legherà ai colori
nerazzurri per i prossimi 2 anni.
Le parti si sono accordate per un
biennale al minimo retributivo.
C’è anche un’intesa verbale di altro tipo: Calì non dovrebbe aggregarsi al gruppo di Gasperini,
ma andrebbe in prestito in Serie
C (il Catanzaro è in pole) con l’obiettivo di ammorbidire un quadruplo salto che ha pochi precedenti della storia del calcio italiano. Uno è quello di Moreno
Torricelli: dalla Caratese (Serie D) alla Juventus grazie a all’intuizione di Trapattoni che se ne
innamorò durante un’amichevole nella primavera del 1992.
L’attaccante romano arriva dal
Montespaccato dove nel 2018-
’19 ha realizzato 31 gol, prendendosi lo scettro di capocannoniere assoluto dell’Eccellenza
laziale. Quella guidata dal presidente Massimiliano Monnanni
con l’aiuto del ds Marco Lo Pinto
è una società ripartita la scorsa
estate dopo l’arresto di 58 persone nell’ambito dell’inchiesta sul
sodalizio criminale dei Gambacurta. Regione Lazio e Asilo Savoia sono intervenute inserendola nel progetto “Talento e Tenacia” che consente ai ragazzi di un
quartiere problematico di tirarsi fuori dai guai grazie al calcio.
Aimone è stato un fratello maggiore per molti di loro.
Ma non ha mai smesso di fare il
professionista. Non è così?
«Mi hanno insegnato a esserlo da quando ho
14 anni. Al Montespaccato devo tutto e lì sono nati dei
rapporti bellissimi con i compagni. In questo ringrazio anche
Fabrizio Romondini (ex centrocampista della Roma, ndr) che ci
ha aiutato parecchio con la sua
esperienza. Peccato non aver
centrato almeno i playoff»
Arriva finalmente la Serie A…
«Sono caduto e mi sono rialzato cento volte nella mia giovane
vita. Questo è il punto più alto e
neanche me l’aspettavo. Dire sì
all’Atalanta è un sogno. Restare
qui sarebbe magnifico, ma anche andare in prestito sapendo
di dover tornare lo è»
Dall’Eccellenza alla Champions.
Sarebbe una bella storia…
«Ovviamente sì (ride ndr). La
cosa che più mi ha colpito è stata la decisione con la quale mi
hanno voluto»
Ci racconta la trattativa?
«I nerazzurri hanno contattato il
direttore Lo Pinto e tutti insieme
ci siamo incontrati qualche mese
fa. Mi hanno detto che stanno acquistando calciatori classe 2001
e che con me avrebbero fatto
un’eccezione. Vorrei ripagare
questa fiducia a suon di gol»
Andrà in prestito?
«Probabilmente sì, il Catanzaro è la soluzione più concreta.
Ne stiamo parlando»
Lei ha l’esperienza di un veterano nel corpo di un 22enne.
«Sono cresciuto a San Basilio e
dopo Roma e Lazio ho girato parecchio. Alla Carrarese e al Racing Roma in Lega Pro, poi sono
sceso sempre più in basso. Sentivo che prima o poi avrei avuto un’occasione, dovevo solo
avere pazienza e fare
gol. Nient’altro».
A chi si ispira Aimone
Calì?
«Mi è sempre piaciuto
Ibrahimovic, ma non ho un idolo. Io non vedo quasi mai le partite degli altri, né dal vivo e né in
tv. Sembra strano, ma non amo
guardare il calcio e mia madre
dice che sono pazzo»
Cosa le ha lasciato un tecnico
come Simone Inzaghi?
«Mi ha allenato in Primavera. Lui
è uno che fa sempre la guerra,
ti carica ed è bravissimo a creare dei gruppi motivati. Con Inzaghi sono cresciuto sia come
uomo che come calciatore. Dedica parecchio tempo agli attaccanti, alla Lazio mi riempiva di
consigli. Quello era stato il suo
ruolo da calciatore e voleva venisse interpretato in maniera impeccabile»
Ricordi giallorossi?
«Roberto Muzzi, il più grande. Ho
avuto tecnici bravi come Coppitelli, Rubinacci e Alberto De Rossi, ma con Muzzi ho avuto un
rapporto speciale. Segnavo tutte le partite con lui in panchina,
giocavo negli Allievi Nazionali e
tutti mi dicevano che sarei arrivato in Serie A. Ora ci sono per
davvero»
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