Si parla molto del calcio al tempo del coronavirus, se e quando terminare il campio- nato, ma solo di serie A. Scudetto, Champions ed Europa League, playoff e ripresa degli allenamenti, taglio degli in- gaggi milionari: come fare? Però c’è anche un mondo che sta sotto, nel quale per giocare al massimo si prende un rimborso spese, spesso inve- ce si paga.
È l’amplissima realtà dei dilettanti e dei ragazzi, anzi dei bambini. Una comunità che in Italia conta oltre un milione di tesserati e nel Lazio ha numeri ugualmente rilevanti: 95.167 calciatori, due terzi dei quali appartenenti al settore giovanile scolastico, e 38.365 partite giocate in un anno. Anche questi campionati – centinaia, dall’Under 14 all’Eccellenza, tra provinciali e regionali – sono stati ovviamente fermati dal coronavirus. E adesso cosa succederà?
Come la Federcalcio e la Le- ga, anche il comitato regiona- le del Lazio sta facendo i suoi conti. Se si riuscirà a riprendere all’inizio di maggio, co- me auspicato per la serie A, al- lora ci saranno i tempi per terminare i campionati, con qualche sacrificio e qualche inevitabile forzatura: un paio di turni dovranno essere giocati a metà settimana, ad esempio, e il problema non è di poco conto visto che le squadre sono formate da la- voratori e studenti.
E poi sarà necessario ridurre i playoff, che a fine stagione dovrebbero prevedere un percorso piuttosto lungo soprattutto per Eccellenza e Promozione.
Melchiorre Zarelli, presidente del Comitato laziale, è in contatto con gli omologhi delle altre regioni per cercare – nei limiti del possibile – di seguire una linea comune. Ci sono realtà che hanno difficoltà decisamente superiori, ad esempio la Lombardia, la quale deve recuperare qualche giornata in più rispetto alle 9 (in media) del Lazio.
Una delle idee su cui tutti concordano prevede l’abolizione dei playoff nazionali tra le seconde classificate dell’Eccellenza per guadagnarsi la serie D: ci sarebbe uno spareggio regionale tra le piazzate dei due gironi; la vincente salirebbe di categoria, la perdente entrerebbe in una graduatoria nazionale per beneficiare di un eventuale ripescaggio a tavolino.
Rispetto ai professionisti, dilettanti e giovani hanno qualche problema in più, o comunque questioni differenti da risolvere. La serie A, ad esempio, pensa eventualmente di ricominciare a giocare a porte chiuse per evitare rischi di contagio tra gli spettatori; una soluzione di non semplice attuazione a livello inferiore. Nelle rare circostanze in cui si disputa una partita senza pubblico in un piccolo stadio di periferia o di paese, magari per problemi di agibilità della struttura, è presente un commissario con il compi- to di vigilare che abbiano accesso all’impianto solo le persone autorizzate.
Questi commissari però nel Lazio sono una quindicina e le gare ogni fine settimana un migliaio: sarà possibile delegare alle singole società il compito di gestire la situazione? Molto complicato, poi, ipotizzare di andare oltre il termine del 30 giugno per completare i campionati, perché nascerebbero problemi di carattere assicurativo.
E se non si riuscisse a tornare in campo, i campionati sarebbero annullati oppure considerati validi con le classifiche maturate finora? Il presidente Zarelli sospira: «Nemmeno ci voglio pensare, soprattutto perché vorrebbe dire che questo mostro che ci ha aggredito non è stato battuto».
Corriere della Sera edizione Roma
e.pier.
E tuttavia una qualche soluzione bisognerà trovarla. Prendiamo il caso del girone A di eccellenza, Montespaccato Savoia in testa, Monterotondo Scalo secondo a tre punti. Ma aspettando i ragazzi di Monnanni nel fortino dello Scalo. Se il campionato non dovesse riprendere – che a questo punto della situazione appare l’ipotesi più probabile – come si determinerà la graduatoria per conquistare la D? Abbiamo sentito Monnanni. Questo il suo parere: “Se mi chiedono di fare un playoff contro lo Scalo mi sta anche bene, in fondo ci dividono appena tre punti, e noi dobbiamo andare da loro. Sportivamente è giusto che anche loro abbiano una chance. Ma se mi propongono di fare i playoff a quattro allora dico no. Il Civitavecchia sta a dodici punti, che senso sportivo avrebbe?”. Dunque presidente, o si congela la situazione attuale o ci dobbiamo aspettare la supersfida Savoia-Scalo… “Beh, io dico sì”.
E nel girone B, dove l’Ausonia guida la classifica con ben 7 punti di vantaggio sulla seconda Gaeta? Ricordiamo che le regole dei playoff e dei playout attuali dicono che il playoff o il playout non si disputa se la distanza fra le due squadre è superiore a otto punti. Regola che quest’anno non si applicherà certamente, ma che comunque resta un punto di riferimento inevitabile.
E il capitolo retrocessioni?
Un dirigente con grande esperienza del mondo de calcio dilettantistico, Vincenzo Rossi, già al Montecelio ora al Tor Sapienza in serie D, ipotizza che “prima di ogni misura, bisognerà aspettare le decisioni che verranno prese sulla serie D. Che, ricordiamolo tutti, è la serie A dei campionati dilettanti di tutto il paese”.
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