Alessandro Fia, terzino destro o stopper classe 1994, è arrivato alla Juniores Nazionale allenata da mister Ciambella con le credenziali di calciatore polivalente, ovvero in grado di fare bene in più ruoli all’interno della difesa dei ministeriali e nonostante una rosa molto folta riesce a farsi spazio con continuità dando corpo alle ambizioni dei ragazzi di roma nord che adesso, da terzi della classe, stanno trovando un equilibrio tattico che li rende la compagine più in forma del momento nel gruppo I della Juniores Nazionale 20122013
A cura di Giovanni Crocè
Alessandro, tu da numero “2” ti stai confermando pedina preziosa per il mister, ma tutta l’Astrea sta giorando a mille, avete battuto anche il Marino…
Ebbene sì. In fin dei conti tutti gli addetti ai lavori si sono resi conto che adesso che ci conosciamo un po’ tutti quanti la posizione che occupiamo al terzo posto la meritiamo pienamente perchè a livello tecnico applichiamo un 4-2-3-1 di grande quantità e qualità. Credo che la nostra migliore dote sia la corsa e la tecnica in velocità e il fatto che siamo intercambiabili, abbiamo la panchina lunga: siamo 25 in rosa, più di 2 a volte per ogni ruolo.
La tanta concorrenza comunque non ti ha impedito di giocarne tante da titolare al tuo debutto nel campionato Nazionale Juniores…
Vero, ma il mister in questo mio inserimento è stato prezioso perchè assegna ciascuno di noi compiti specifici che riusciamo a svolgere senza strafare, in partita, siamo un po’ tutti degli “operai specializzati” che adesso riescono a intereagire nella maniera migliore possibile. Al terzo posto ci crediamo eccome, anche perchè è da 4-5 partite che siamo entrati davvero in forma sotto tutti i punti di vista, prima eravamo tanti a giocare qua per la prima volta.
Come sei arrivato all’Astrea?
Io abito ad Ostia e giocavo all’Ostiamare, prima ancora ho fatto 4 anni ai cugini gialloverdi della Pescatori Ostia e poi sono stato scelto dall’Astrea grazie all’apporto di un giocatore dell’attuale prima squadra dell’Astrea in serie D, il mio quasi coetaneo Cristian Bellini, classe 1993 (il papà è allenatore all’Ostiamare, Antonio Bellini, tra i tanti anche coach alla Totti Soccer School prima di giungere ad Ostia 2 stagioni fa n.d.r). Lui, visto che avevo la possibilità di cambiare aria, mi ha invitato a parlare con Silvio Miracapillo, tecnico in seconda nella prima gestione dell’Astrea Juniores Nazionale, prima dell’era Ciambella. Evidentemente poi sono piaciuto ed eccomi qua. Ringrazio in ogni caso l’Ostiamare che mi ha permesso di arrivare all’Astrea senza creare problemi per il rilascio del mio cartellino.
Differenze tra i due settori giovanili di Ostiamare e Astrea?
In realtà nessuna, tutti mi trattano e ci trattano come fossimo professionisti o vicini ad essere elementi della prima squadra e tanto a Ostia quanto a casal del Marmo mi sento trattato con i guanti. Tuttavia vedo ragazzi come Teti e Sorrentino, il nostro bomber, che sono già stati in D ad allenarsi in settimana con la prima squadra e mi raccontano di ritmi devastanti, clamorosi. Un giorno spero di potermi cimentare anche io con la Serie D, perchè il calcio è uno stimolo continuo ad “alzare l’asticella” del proprio livello sportivo.
Il vostro giocatore chiave?
Te li ho accennati involontariamente tutti e due perchè uno è Sorrentino, il nostro centravanti, gran uomo d’area, e l’altro è il centrocampista offensivo Luca Teti, ad oggi in ripresa da un grave infortunio patito ad ottobre contro la Viterbese per un brutto fallo ricevuto nella gara d’andata. Per me il suo trattamento del pallone ce l’hanno in pochi e credo che anche a mezzo servizio appena tornerà saprà darci una grande mano.
Hai mai avuto un sogno oltre al calcio, a livello di lavoro, o uno sport che si avvicinasse all’amore che provi per il calcio?
Certo, io studio all’istituto aeronautico che è molto molto formativo e concede ottime opportunità lavorative anche tramite altri corsi di formazione qua a Roma, dunque credo di aver fatto la scelta giusta, per la mia vita extracalcistica. Ma se potessi abbinare un ottimo lavoro a una serie D sarebbe davvero il mio vero sogno, perchè abbandonare questo pallone di cuoio è arduo. E considerate che io fino a 9 anni non ho mai giocato a calcio per volere dei miei che mi hanno fatto provare di tutto, nuoto e Karate. Infatti questa arte marziale è lo sport che più mi appassiona assieme alla pallavolo, ma quella più per gioco, la pratico in palestra a scuola o al mare d’estate con gli amici
C’è qualcosa che consideri prezioso da portare in un campo da calcio tra le altre discipline sportive che mi hai citato prima?
Di sicuro avremmo meno isterie in un campo da calcio se ogni giocatore imparasse a fare suo il training autogeno e l’autocontrollo che impone il karate ed ogni arte marziale in generale. Nel senso che tutti sanno che conoscere un arte marziale non autorizza il karateka a fare del male e sfruttare la propria tecnica al di fuori delle gare. Anzi, sono molto più severi che in altri sport: se fai del male per farti giustizia da solo non puoi più avere il tesserino di quella palestra e diventi un ex-karateka, un signor nessuno. Invece nel calcio la prima idea a una provocazione avversaria è reagire in malo modo a parole o restituendo il colpo. Credo che l’aver fatto karate da piccolo prima del calcio mi abbia insegnato ad avere più dominio sul mio istinto, a farmi essere più riflessivo.
C’è chi disprezza il campionato Nazionale Juniores dicendo che a parte le prime 3-4 la qualità è scadente per la mancanza di retrocessioni…
Questione annosa ma io inviterei a ragionare che anche se non ci sono retrocessioni, per dire il Civitavecchia che langue in fondo al nostro gruppo ci ha preso 2 punti su 2 e questo perchè anche senza motivazioni vere, può capitare che in un campionato pazzo come il nostro in settimana arrivino anche 3-4 calciatori di 30 anni a rafforzare il tuo avversario e allora gli equilibri di quella partita specifica sono totalmente rivoluzionati e puoi perdere con chiunque.
Grazie a te Alessandro, lasciaci con un ultimo augurio per il proseguimento del campionato…
Vorrei tanto almeno arrivare ai playoff per provare a giocarmi l’accesso alle finali nazionali e poi vedere che succede perchè forse la nostra forza la potremo scoprire solo in corso d’opera e secondo me ci manca solo quel pizzico di consapevolezza in più ma siamo davvero un organico ricco e di qualità. Per il resto sogno anche solo 1 minuto in campo con la serie D e spero di poter finalmente calcare il campo di Casal del Marmo, quello della prima squadra. Per ora abbiamo giocato all’Aurelio o più spesso al Bachelet e invece il mio desiderio è giocare nel terreno della prima squadra dell’Astrea in pianta stabile. Con questo saluto tutti gli appassionati di serie D e Juniores Nazionali del lazio.
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