Lettere da Copacabana. El nino e la bala…

admincalciovero 19 Giugno 2013 0
Lettere da Copacabana. El nino e la bala…
Rubo questo delizioso articolo sulla pagina facebook del mio vecchio amico Filippo Ricci, figlio di Pino, splendida persona e ottimo collega quando stavo a “Repubblica”. Filippo è assai generoso con se stesso, parlando della sue qualità calcistiche. Ma è meravigliosamente tenero scrivendo del figlio e del pallone, sulla spiaggia di Copacabana. Filippo Ricci è corrispondente dalla Spagna per la “Gazzetta delo Sport”.
DUE GOL A COPACABANA
di FILIPPO RICCI
RIO DE JANEIRO – Fine estate dell’anno scorso, appartamento madrileno, famiglia italiana. La madre, un attimo schavizzata dalla paranoia spagnola sulla necessità che i bambini imparino l’inglese prima di compiere i 10 anni altrimenti come i genitori resteranno per tutta la vita senza questo prezioso tool, vuole che il niño prosegua il suo English course. Il padre, convinto che il pupil l’inglese più avanti nella vita lo apprenderà senza problemi, vuole che il clash tra orari e attività extrascolastiche sia risolto a favore della scuola calcio, “Maestra di vita e unico argomento ancora più universale dell’inglese”. Vince il padre, il bambino lascia la scuola d’inglese Kiwik e firma col Celtic Castilla (poi cambierà squadra, ma la cosa non è rilevante). Il niño si allena e gioca tutto l’anno. Non è un fenomeno e mai lo sarà, un pò come suo padre. Però sa farsi apprezzare dai compagni e innaffia con dedizione la sua passione per il Gioco Meraviglioso, come suo padre. Arrivata l’estate, o garoto va a Rio coi genitori. Non sa l’inglese, però quando un allegro gruppetto di bambini di razze variegate, modi spicci e lessico basico-pratico sulla spiaggia di Copacabana gli chiede se vuole partecipare alla partitella improvvisata risponde senza esitare, affermativamente. È li con un cuginetto brasiliano, che invece si ritira dalla contesa. Il bambino che non parla inglese capisce che la sabbia altissima è insidiosa e faticosa, che il campo è lungo e il caldo notevole. Così non potendo seguire l’idea cassaniana (“e quando c’è il sole io gioco all’ombra”), si piazza in attacco e non si sposta fino a che il padre non lo chiama per il pranzo. Non torna mai, ma, lui che nella terra del tiki-taka è difensore, fa 2 gol. Ricambiati da palme delle mani e braccia aperte dei compagni-sconosciuti. Il biondino ricambia con trasporto, la partita finisce 4-4. L’inglese può attendere, intanto ci godiamo l’esordio sulla spiaggia d Copacabana.

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