di ALESSANDRO VOCALELLI
Caro Direttore, caro Emilio, ho letto il tuo intervento a proposito di Messi, della sua confessione. No, non su un calcio di rigore che non c’era o su una scorrettezza che ha commesso ed è passata inosservata. La sua confessione sulla scarsa, diciamo così, attitudine alla lettura. Un solo libro aperto e sfogliato. Certo, troppo poco, un motivo di legittima insofferenza per chi, come noi, ha passato la vita a scrivere, a farsi leggere e a leggere. Però, ti confesso, la prima cosa che mi ha colpito è stata la sincerità di Messi. Parliamoci chiaro: avrebbe potuto dire che si diletta nella lettura e che l’ultimo volume aperto era… Insomma, ha preferito, diciamo ancora così, “autodenunciarsi”, senza lanciarsi in una finta o in un dribbling che pure gli sarebbero riusciti benissimo anche fuori dal campo.
Certo, ti capisco. Anch’io credo che leggere un buon libro sia un esercizio così importante e intimo che rinunciarci è, sarebbe, davvero una sconfitta – noti il termine calcistico? – per la nostra crescita. E si può crescere, sempre, giorno dopo giorno, anche quando pensi – un peccato di presunzione pazzesco – di sapere tutto. E sappiamo bene che non è così, non può essere così, per definizione. Credo anche che un buon libro possa essere un compagno prezioso nei lunghi momenti di relax o di riposo che può avere anche un calciatore. Senza metterlo in competizione con una partita ai giochi elettronici tanto cari ai nostri ragazzi. Si può fare l’uno e l’altro, non necessariamente una cosa al posto dell’altra. Ti confesso che anche io, perdendo regolarmente, qualche volta provo a cimentarmi con il calcio virtuale, vissuto attraverso uno schermo.
Che dirti? Mi associo al consiglio, a un campione come Messi ma in fondo a tutti i ragazzi, di leggere il più possibile. E se non ci fosse tempo per qualche buon libro più impegnativo, cominciando almeno da qualche buon giornale. Come sai bene, sono sempre di meno anche quelli che vanno in edicola. Eppure un bell’articolo, non questo naturalmente che è solo una “corrispondenza” amichevole fra me e te, un bell’articolo, dicevo, può essere un motivo di arricchimento e di riflessione. Ciao, caro Direttore. Prometto che continuo a leggerti. E se un giorno deciderai di pubblicare un libro, stai sicuro che non perderò tempo e ti aggiungerò alla lista degli autori preferiti.