VITERBO – Prima qualche esempio: mandi a quel paese l’arbitro e ti fai espellere? Pagherai 250 euro di multa. Oppure: il giorno del match arrivi in ritardo al raduno pre-partita? Allora, dovrai sborsare 200 euro per punizione.
Il messaggio di fondo è chiaro e rimanda a due interpretazioni: alla Viterbese chi sbaglia paga, oppure se non si amano le frasi scontate si potrebbe dire che in via della Palazzina non vogliono comportamenti alla Mario Balotelli. Il commissario tecnico della nazionale Cesare Prandelli ha costruito il suo codice etico che puntualmente fa rispettare. Anche se qui siamo in Eccellenza, la famiglia Camilli fa sul serio.
Ad inizio stagione, a tutti i calciatori della rosa gialloblù, è stato fatto firmare un codice comportamentale che fissa delle regole base da rispettare e seguire nei comportamenti e negli atteggiamenti quotidiani da tenere all’interno del gruppo. Il codice, preparato dal direttore sportivo Andrea Angelucci, non è di quelli rivoluzionari però si può definire certamente moderno e ferreo nella sua applicazione. E come ogni buon regolamento interno che si rispetti ecco che per chi sgarra scende la mannaia sul portafogli con multe per violazione del codice che vanno dai 20 euro per la mancanza di manutenzione del materiale sportivo fornito dalla società o per i ritardi negli appuntamenti per allenamenti e partite, fino ai 500 euro nel caso di attacchi irriguardosi verso le istituzioni calcistiche (federazione, mondo arbitrale) o ai rappresentati di quest’ultime. Tipo: la classica intervista di fuoco contro il Palazzo del calcio (privilegio, nei casi estremi, solo del patron).
«All’interno di un gruppo è necessario munirsi di regole chiare e soprattutto scritte per tracciare la rotta da seguire durante la stagione – spiega il direttore sportivo della Viterbese Angelucci – i giocatori della Viterbese militano in Eccellenza, ma sono trattati come dei professionisti per questo la società esige da loro la massima serietà e il massimo impegno sotto tutti i punti di vista». E allora spulciando un po’ il regolamento interno gialloblù, ecco che saltano all’occhio diversi atteggiamenti che in casa Viterbese non vengono accettati. Le ammonizioni e le espulsioni dal campo per proteste arbitrali sono viste come il fumo negli occhi, così come i comportamenti irrispettosi nei confronti delle tifoserie avversarie: eventuali mancanze fanno scattare la multa (da 100 ai 250). «Purtroppo l’unico modo per mettere in pratica questo regolamento passa attraverso il discorso economico – dice Angelucci – le multe sono un ottimo deterrente e fanno capire le intenzioni della società per quanto riguarda lo stile da tenere in campo e fuori. In particolare non accetto le espulsioni per proteste arbitrali: nella mia lunga carriera tra campo e dirigenza non ho mai visto un arbitro ritornare sui propri passi da una decisione presa per le proteste di qualcuno: anzi il giocatore incorre in pesanti squalifiche, mentre l’arbitro la domenica successi dirigerà un’altra gara: quindi le proteste sono inutili».Le regole da seguire per i giocatori della Viterbese non si esauriscono dentro il rettangolo verde, ma continuano anche nella vita privata. Ed ecco che l’alimentazione diventa oggetto di possibili sanzioni, nel caso in cui i giocatori adottassero un regime alimentare poco consono con la vita sportiva. Fumo negli occhi per l’assunzione di sostanze dopanti o, peggio ancora, stupefacenti: qui il codice è particolarmente ferreo e prevede l’allontanamento immediato dell’atleta. Idem per chi si vende le partite. Bollino rosso anche per le offese di tipo razziale, religioso e personale. «Alcuni atteggiamenti sono più gravi di altri e questo è chiaro – conclude Angelucci – al tempo stesso però devo fare i complimenti a tutto il gruppo della Viterbese: finora non abbiamo mai messo in pratica il codice etico e questo testimonia la professionalità dei nostri atleti».
FONTE: ilmessaggero.it