Esclusivo. Inchiesta sulla Viterbese. Prima puntata: le carte del crac

admincalciovero 10 Giugno 2013 0
Esclusivo. Inchiesta sulla Viterbese. Prima puntata: le carte del crac

 

 

di LEONARDO CUTIGNI

VITERBO – Fuori la verità, cifre e cronostoria di un fallimento.
Tutto nacque con “Le terre dei papi”, non un paradiso terrestre, bensì una società fondata da Lamberto Maggini per rilevare dalle ceneri la Viterbese a seguito del crack finalizzato dal duo Gaucci-Greco.
Un’esperienza sfortunata calcisticamente e disastrosa dal punto di vista economico col Maggini nelle vesti del ‘povero tappa buchi’ con un esborso di tasca prossimo ai 2 milioni. Debito lasciato al futuro acquirente? 266.000 euro circa, contratto con la Banca Cattolica che, facendosi carico, acquisì il 15% delle quote. Sottolineiamo questo 15%. Chi fu il nuovo presidente? Giuseppe Fiaschetti insieme a Mannarino, non il celebre cantautore, quest’ultimo, ma un architetto e facoltoso affarista. Firma dal notaio, e qui sottolineiamo due volte, con l’ufficialità del passaggio di proprietà. Passano gli anni e arrivano le Olimpiadi di Londra con Fiaschetti che viene insignito di un ruolo organizzativo per il villaggio Azzurro. Cambio di presidenza in corsa con Carlo Graziani nelle vesti di presidente, il tutto senza alcuna firma notarile. Passa un anno e mezzo circa.
Questa volta non ci sono le Olimpiadi di mezzo ma le elezioni regionali dove il presidente in pectore Graziani si candida in qualità di consigliere. Fallimento totale dal punto di vista elettorale e nuovo passaggio di proprietà. È il 28 febbraio quando viene formalizzata la cessione tramite un atto della Camera di Commercio all’indirizzo di Musacchio per l’85% delle quote. Qui nascono le domande. La Banca Cattolica, in qualità di azionista, è stata informata? Non sapeva o ha avallato la cessione? L’amministratore delegato Di Carlo, che non poteva non sapere, come mai non ha comunicato il passaggio? Il direttore sportivo Manfra sapeva?
Passiamo dunque alla situazione debitoria dei giorni nostri: Banca Cattolica 266.000 euro circa, buco finanziario contratto con la Cassa di Risparmio per il valore di circa 400.000 euro, imposte arretrate con l’Irpef, Inps, Ilor per 900.000 euro circa. Poi ci sono due anni di convitto arretrato in zona Murialdo, affitti per gli appartamenti da saldare, allenatori dei settori giovanili della stagione 2011/2012, calciatori della passata stagione da ultimare i rimborsi ed infine la ultime 4-5 mensilità da retribuire ai calciatori della stagione attuale. Totale circa 2 milioni, tutto rigorosamente da pagare.
Qualcuno potrebbe disquisire sulla reale entità di questo debito “monster”, fatto sta che ci propinano l’idea del salvatore in pochi giorni tra cui Deodati che, in orbita gialloblù, invia i propri delegati per venire a conoscenza dei debiti e del bilancio a dicembre 2012. Ma, se pure ci dovessimo salvare dalla montagna dei debiti, chi firmerà le liberatorie tra i calciatori in attesa di pagamento? Bene che andrà, ma molto bene deve andare, la Viterbese partirà nella stagione futura con una pesante penalizzazione, anche perché ormai nessun atleta accetterebbe un assegno post datato (che è illegale, meglio precisarlo) o simile da una società in crisi nerissima. Una società che tra l’altro ha fatto vertenza a Nunzio Majella per il mese di giugno della passata stagione e che per liberare i propri giovani ha chiesto loro dei ‘contributi’ e che ha il coraggio di definire la stagione meno produttiva dal punto di vista dei risultati delle giovanili come esaltante. Nessun play off acquisito, salvezze raggiunte per il rotto della cuffia ed un campionato provinciale (classe 99’) costellato da errori di tesseramenti e concluso alle spalle dell’altra viterbese Montefiascone. Anche qui le decisioni pagano come quella di eleggere a responsabile uno come Petrelli cacciato, pardòn dice di essersi dimesso, a “risultati acquisiti”.

1 – continua




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